Digressioni

Pronto Emar come stai?Dove stai cosa fai?
Non mi kiedi se mi disturbi?….no non preoccuparti non mi disturbi … è un piacere sentirti … sì, ti ho riconosciuta dalla sonorità del suono nella complessità dei sensi … nella voluttuosità dell’abbraccio penso di stare bene o giù per su.
Mi trovo in una bellissima foresta circoscritto da meravigliose armonie in una solare casa di pietra che avvolge il trasporto dei sensi nell’olfattivo mondo della ritrovata serenità e con lei e con voi insieme a noi ci trastulliamo guardando il passar del tempo nella carezza dei giorni nei sospiri delle sere!
Sto iniziando a scrivere una tristissima storia dell’involuzione di una lacrima.
L’idea mi venne un pomeriggio mentre spaccavo legna; si adagiò sul dorso della mia mano sinistra una goccia del mio sudore frontale che mi disse: “Scusa non sei tu che nel 1994 scrivesti ‘con le gocce del tuo sudore potrai limare i bordi del tuo e altrui dolore?”.
Per un attimo guardai la punta tagliente dell’ascia e pensai ‘ora la spacco in due questa goccia’.
In un baleno mi balenò la risposta.
Certo che sono io sono sempre io mentre tu GOCCIADISUDORE sei sempre nuova vestita a festa con la tua nascita emotiva attraversata dal profumo del lavoro nel tuo caso legna di quercia con trucioli di cuore e respiri di muschi e fiori, fiori, fiori per i miei pori da cui tu provieni.
Oggi mi ricordi come si ritorna sempre al punto di distrazione dove non scegliendo inevitabilmente sbagliamo o meglio costruiamo le basi per sbagliare e tu sai quanto amiamo sbagliare. È proprio lì alla prima incomprensione che bisogna tagliare e andare per la propria strada ma non lo facciamo succubi di una logica perdonistica che del perdono conosce solo la parte santificante e non il “Dono Per Dono” (è una mia piccola canzone che sto scrivendo in questi ultimi dieci anni).
Inventandoci possibilità di recupero quando invece il bivio è fatto per pensare per essere attraversati per sciogliere e scegliere e poi agire affinché la disattenzione perda l’attitudine della persistenza. “Il principio dei mali è la disattenzione” “il principio dei mali è la disattenzione” “il principio dei mali è la disattenzione” è un pensiero trovato e scritto su una pietra da un anacoreta che viveva da queste parti 300 mila anni prima di Cristo “Il principio dei mali è la disattenzione” saranno vent’anni che lo vado ripetendo a me stesso eppure continuo a sbagliare a non vivermi il riflesso di questo pensiero … e tu GOCCIADISUDORE queste strade le riconosci nasci da questi percorsi. Quanti percorsi quante strade quanti bivi quanti patemi d’animo quante paure quante ansie quante fatiche quanti incubi quante condanne quanti giudizi quanti pregiudizi quanti orgasmi quanti spasmi quante docce quante corse quante attese quanti giochi individuali di squadre giochi erotici giochi esotici rincorrere un treno rincorrere un ladro sentirsi ladro lasciarsi andare la fatica del lavoro la nevrosi dell’attesa l’attesa della roba l’attesa sigillata l’attesa confezionata la roba tagliata male le promesse della fine la fine dell’attesa l’inizio della fine l’inizio di un indizio la porta che si apre la luce che ti abbaglia il cuore che abbaia non voler capire non voler vedere la morte che ti assale e s’innamora di te.
Tu conosci questa storia GOCCIADISUDORE.
La fuga della città è diventata prigione ma non la città in quanto città ma quella città quelle tue abitudini diventate manie … devi solo scappare in un’altra città in altri profumi in altri visi di visi in visi divisi da sguardi diversi taglienti e anonimi: voglio rinascere come te GOCCIADISUDORE nella fatica del lavoro nell’abbraccio della sera nell’amplesso goduto e vissuto sulla sospensione del tempo nell’affanno persistente di una carezza di una corsa per afferrare il tempo perso …. Che diventa solo perdita di tempo per chi di tempo non ne ha mai abbastanza.
Convivendo aggiungiamo comprendendo condividendo la consapevolezza che solo l’ozio garantisce l’acquisizione del tempo stesso. Solo l’ozio garantisce l’acquisizione del tempo. Sono troppo impegnato ho troppe cose da fare eh sono fottuto il tempo mi ha schiavizzato sono prigioniero del tempo
Punti di vista punti di svista.
Punti nella punteggiatura calpestati dalla memoria le gocce di sudore manifestano meraviglia per le stupidità e per l’avidità acquisita dall’uomo nel suo stantio peregrinare.
Le gocce di sudore si organizzano per orgasminizzarsi in un lago di disillusione dove l’uomo potrà trovare pescando cadendo piangendo la sua anima bambino nel grembo materno dei suoi dispiaceri non ancora schiacciati dal peso nefasto di barbiturici facilmente inghiottiti.
OGGI VIVO L’ATTESA COME TRADIMENTO E COME PREMIO PER UNA RINASCITA DEL RICONOSCRIMENTO.
Non ho paura che tu non mi riconosca ho paura ke io non mi riconoscessi.
Falsificate documenti d’identità falsificate dinamiche di vita per vestirvi di furbizie ammaliatrici dove arroccate il vostro potere non altro che la dimostrazione della vostra debolezza.
Vomitate menzogne nella giostra scricchiolante della nostra vita debordando tanfo nauseabondo coperto da profumi dell’ultima pubblicità veduta sentita sul cacatoio della vostra noia.
Disoccupate le strade dai sogni cantava Claudio Lolli nel ’77 e oggi trentadue anni dopo le strade sono occupate da macchie di sangue o meglio sono fiumi tempestosi di tormentato sangue giovanile immolatosi sull’altare della vergogna del benessere opulento non goduto. Martirio d’insensatezza risposte non date alla richiesta ubriaca d’effimero sballordimento.
Il divertimentificio diventa esercizio di lenta e violenta morte questa è l’evidenzia questa è la sostanzia questa è la sintesi. Non è la danza l’allegria non è il ballo ma è lo sballo … allora sai che ti dico …: VAFFANCULO VAFFANCULO anche a te GOCCIADISUDORE che non hai saputo raccontargli il prendersi del tempo l’innamoramento sottocutaneo la bellezza della vita la felicità del respiro e tu potevi farlo eri nel suo corpo avevi la sua memoria storica del racconto genealogico
VAFFANCULO anche a voi a tutte le seghe mentali del voler apparire alla vostra paura di vivere
AMOR KE NULLA  AMATO AMOR PERDONA, vaffanculo alle ciabatte alla crema al pret a porter a voler distinguere il nero dal bianco il grigio dal verde il rosso dal giallo vaffanculo alle distinzioni e al voler capire quando non c’è niente da capire ma solo partire agire pulire ordinare potare raccogliere custodire accudire studiare partire  sentire tornare nella ricerca del niente, sì, noi siamo nella ricerca non alla ricerca.
Del niente che si trasforma in vuoto.
Riassumendo le forme del necessario che contemplano il dovuto nell’attesa di canti e discanti bastano le mie MASKERE per imprigionare la mia gioia la mia contentezza del vivere di trovare nel lavoro il mio antico canto.
Bastano le mie tante MASKERE non  ho bisogno di altre catene di essere detto:”Io ti conosco…”
Perché tu conosci di me solo ciò che a te fa piacere conoscere. Io sono altro sono diverso “sono sempre lo stesso sempre diverso” riesco benissimo da solo a distruggermi.
In fondo al viale c’è qualcosa che dovresti guardare osservare ascoltare così disse GOCCIADISUDORE alla sua trasformazione
Vuoi vedere che oggi sarà una bella giornata suderò talmente tanto e la rugiada danzerà per me?
Vuoi vedere che stanotte il freddo mi riscalderà e la luna mi chiederà qualcosa di ammicchevole?
Se tu sei figlia di alloro  ed io ramo di quercia cosa ci facciamo nel deserto delle disabitudini? E tu sorella perché non racconti le storie che ben conosci che hai visto e vissuto in quella prateria diventata  poi bottega osteria?
Nelle arterie periferiche della circolazione c’è posto per tutto tranne che per la mistificazione.
Non puoi parlare con me e parlare al telefono. Delle Due Luna.
Non puoi urlare per coprire il silenzio l’urlo nasce dal silenzio.
Se non hai niente da dire parli del niente e mi dirai tutto.
Avvolgiti nel richiamo delle parole e respira. Hai bisogno di ossigeno e poi pensa e trattieni qualcosa per te. Tu hai bisogno di sentirti. Il tuo sogno ha bisogno di ascoltarti. TELEFONATI.
Così GOCCIADISUDORE sussurrò.
Ma lo sai che il Rispetto passa attraverso l’affermazione delle possibilità,  del permettere all’altro di esprimere tutte le sue potenzialità soprattutto quelle che tu non ti aspetti affinché lui si stupisca e tu rigeneri. Fuori da ogni ruolo da ogni schema da ogni giudizio e pregiudizio una manieristica maniera di giudicare sapendo d’imprigionare l’altro condannandolo ad essere ripetitivo e se si azzarderà a vivere quindi ad uscire fuori dal tuo schema dirai: “Da te non me lo sarei mai aspettato” oppure “Era una persona normale” , allora dovresti recuperare il valore dell’ordinario “nell’ordinario c’è la digressione” del denaro per esempio attraverso il lavoro quotidiano.
Il denaro non ha lo stesso valore. Cambia in rapporto al lavoro che fai e all’uso a cui lo destini.
Dovresti guardare osservare i tuoi punti nevralgici dove la tua nostalgia si trasforma in malinconia ed è proprio lì che si plasma la forma caratteriale dove tu puoi smussare “scarnificare” modificare scolpire la tua personalità e imparare ad amarti è proprio lì nella malinconia che sei più vicina alla tua anima al tuo eros alla tua fantasmagorica individualità ed è proprio lì che avverti il desiderio di conoscerti di con fonderti di essere un tutt’uno con le stelle: questo è il tuo desiderio.
Noi siamo desideri appaganti erranti bramanti nel deserto delle inconcludenti certezze.
Questo disse la goccia di sudore prima di trasformarsi in lacrima.
Allibito sbigottito di questo miracolo di sale guardai l’ascia e lasciai che sul palmo della mia mano sinistra tutto ciò avvenisse.
Avevo assistito ad una trasformazione dell’immaginifico mondo che è la vita nella sua non ripetibilità nel suo canto solitario armonioso connubio tra l’ancestralità della nascita e la naturalezza della crescita la stilizzazione della memoria l’amplesso ecumenico dell’abbraccio.
E se è vero come è vero che nulla è fine anche questo scritto non può finire allora continuerò fino allo sfinimento della trasformazione che vede il cambiamento come parte evolutiva di crescita ciò che volgarmente chiamiamo “esperienza” che non serve a un cazzo perché rifacciamo gli stessi errori con ossessionante ripetitività con masochismo diletto sono tanti coloro che hanno affermato analizzato controllato visualizzato vissuto radiografato questa perversione umana; avendo una memoria, purtroppo per me, granitica, potrei citarvi in ordine di tempo gli autori e i loro pensieri mentre sto pensando di portarvi a conoscenza di alcune mie idee di come potrebbero essere taluni programmi d’intrattenimento televisivi che invece di essere d’intrattenimento diventano alla lunga di rincoglionimento emulativo.
“Il male che un uomo fa a se stesso non glielo fanno cento nemici messi insieme” oppure “tutti uccidiamo le cose che amiamo” o ancora “finanche il trono di un re viene attaccato dai tarli” ecco queste sono alcune citazioni di uomini poeti scrittori che hanno portato il loro contributo sul valore dell’autodistruzione.
In questo fantomatico programma televisivo dal titolo perché no “AUTODISTRUZIONE” potrei citare gli autori e voi li dovreste abbinare il nome ma mi affido alla vostra conoscenza e non li cito e vi chiedo chi ha detto quella frase? Se indovinate uscite dalla casa del Grande Fratello altrimenti vi restate vita natural durante finché non indovinerete il prossimo quiz o finché sudate “sulle sudate carte”.
Insomma un  gioco  per sviluppare attitudine e conoscenza e cosce seni culi e tette. Dinamiche sulla ginnastica del cervello. Un fatto è certo i soldi ve li dovete sudare cari figli e figlie della televisione … ma i soldi il denaro l’acquisizione del vivere se li dovrebbero sudare tutti o no? Caro professore?
Soffermiamoci sulla dinamica del lavoro sul rispetto del lavoro e forse “vieleicht” ci capiremo ci carpiremo ci lambiremo così potrai dimostrare la panoplia del tuo armamentario .
Ogni lavoro è degno di rispetto perché nel lavoro è rakkiusa la preghiera pertanto non può esistere un divario abnorme di stipendio di salario non è eticamente accettabile che un lavoratore dipendente protagonista del mantenimento della baracca deve sopravvivere con cifre irrisorie e persone che voi ammirate evocate acclamate devono percepire cachét con cifre astronomiche stipendi elevatissimi per farci vivere nelle merda. O no non è così? Trasmissioni seguitissime tipo “uomini e donne” sono diseducative per gli adolescenti creano falsi originali … tutti vogliono andare in quelle trasmissioni a cercare il loro amore, per apparire e andare negli alberghi a urlare a litigare a non fare un cazzo a fingere l’amore a disegnare lacrime a lucidare cosce a sagomare sguardi e dire “Io sono sincera!” scusa ma qualcuno per caso ha detto che sei ubriaca. “Io sono spontanea” perché qualcuno ha detto che non sei un  fiore? E serate in discoteca dove arriva sorride fa delle foto e scappa via nel suo cacatoio personale! No questa non è la vita  questo è quello che tu pensi della vita.
E che dire dei giornalisti sportivi che parlano parlano di un gioco che è bello solo per chi lo pratica. Teledipendenti tossicodipendenti sempre nella merda stiamo.
TUTTI SOGNANO DI DIVENTARE RICCHI POCHI SOGNANO DI VIVERE.
E che dire dei telegiornali o delle inchieste televisive che fanno vedere quintali di cocaina di hascish di eroina strisce di cocaina con le telecamere nelle narici fiamma sotto il cucchiaino con rispettivo filtro etc. etc. insomma guardando la televisione in questi primi piani puoi fumare sniffare farti una pera a effetto immediato
Come chiamate voi queste immagini? Per me sono istigazione all’uso delle droghe! E sì, come la legge sulla modica quantità non fa altro che tutelare lo spaccio e quindi tu con il tuo lavoro sopravvivi lo spacciatore in due ore guadagna ciò che tu guadagni sudando in una settimana.
Parliamo di merda ancora? O ci vogliamo dare un contegno? Ma sì, diamoci un contegno parliamo di stupri no no parliamo degli omicidi no no parliamo delle stragi del sabato sera no no parliamo della paranoia no no parliamo dei suicidi no no parliamo parliamo
Parliamo di quel ragazzo con la barba che aveva ammazzato la prima fidanzata perché non voleva stare più con lui e un giudice gli ha concesso i domiciliari e poi ha ammazzato la sua seconda fidanzata che lo ha lasciato perché non voleva stare più con lui e lui in piena strada sotto gli occhi di bambini e chicchèssia l’ha accoltellata uccidendola togliendo la vita a lei e per il dolore ai suoi familiari ed è stato fermato ancora con la maglietta piena del suo sangue.
Cosa dice la democrazia va processato? Va rieducato? Va riabilitato? Va psicologizzato? Va compreso? Va ascoltato? Ma scusate non è un maggiorenne? E non aveva già ammazzato una prima volta? E non lo dovevate rieducare riabilitare psicologizzare comprendere  … per me la seconda volta o forse la prima volta andava processato sul posto con tutti coloro che erano presenti con tutti i santi crismi del giudizio dopo di ché sullo stesso posto che lui aveva scelto per commetter quell’atroce crimine … veniva ammazzato … avete capito bene veniva ucciso questo per purificare il posto che dal momento del suo insano gesto diventava territorio di paure per gli abitanti del posto AD OGNI AZIONE CORRISPONDE UN’AZIONE UGUALE E CONTRARIA. E che dire dei giudici e degli psicologi che con la legge sull’indulto hanno messo in libertà persone senza creargli un percorso non sono anch’essi corresponsabili di una non rieducazione al reinserimento sociale.
Questa dinamica fa parte di ciò che un giorno chiameremo responsabilità essere responsabili delle proprie azioni delle domande e delle risposte che la vita pretende da noi.
Epidemiaepidemiaepidemiaepidemiaepidemiaepidemiaepidemiaepidemiaepidemiaepidemia
Finalmente qualche dottore addetto ai lavori si è accorto che in Italia mancano delle risposte. C’è una epidemia da droga dopo anni di cecità e strafottente menefreghismo questi signori pagati coi soldi pubblici psicologi psichiatri professionisti dell’opinione tuttologi dell’orrore e delle superficialità ora dicono “Oh!!! Però!?” insomma non dicono un cazzo.
Noi le risposte ce le abbiamo e quando dico noi dico Pierpaolo Pasolini, Mauro Rostagno, Franco Basaglia, Cesare Pavese, Erzna Pound, Federico Garcia Lorca, Primo Levi, Carlo Michelstaedtner, etc. etc., Don Tonino Bello, San Francesco D’Assisi, Don Bosco, Don Milani, …
Chiedetecele le risposte magari con una domanda! Anzi invitatemi nei vostri incontri nei vostri salotti pagandomi ora accetterei il denaro non sono più allergico agli spiccioli insomma una parcella giusta e onerosa in base al ritardo che il paese vive tanto le cose che ho da dire le andavamo dicendo quando tu non pisciavi ancora sui muri! Anzi datemi la metà della metà del cachèt che date ai tuttologi…
Legalizzare le droghe è sinonimo di responsabilità. Ma non superano lo steccato.
Per saperne di più partecipate al nostro spettacolo teatrale “Overdose”.
Così entriamo nei particolari che voi ben conoscete, ogni famiglia è stata toccata dal dolore. Ma se proprio la mia persona il mio “curriculum vitae” non vi ispira fiducia potete invitare anche solo per un anno un uomo che da quarant’anni lavora come dipendente della Regione Puglia laureatosi con 110 e lode all’Università Cattolica di Roma, dottore in psichiatria uno dei pochi dottori che quando parla riesce a farsi capire anche dalle formiche. Così … tanto per far ritornare il palinsesto televisivo ai gloriosi tempi di “NON E’ MAI TROPPO TARDI” dove gli analfabeti i cafoni e non solo imparavano a scrivere oggi dopo quarant’anni il dott. Mariano Loiacono potrà insegnarci la dinamica del pensiero.
A Voi il merito di rimettere in piedi un programma utile per il Paese al dott. Loiacono il piacere di parlare del suo lavoro a noi cittadini la possibilità di comprenderci.
Aprite le finestre del Vostro CASTELLO INFETTATO.
SONGH’IO. È una canzone di Enzo Gragnagniello ed è una bella canzone. Sì, sì, la poesia in Italia straborda di sensibilità accortezza sinfonia accordante eleganza architettonica abbiamo pittori scultori ebanisti una forte propensione all’arte alla raffinatezza ma permettiamo che la volgarità vinca sul buonsenso perché perché perché … perché l’uomo deve partecipare all’organizzazione della sua vita altrimenti è frustrazione.
Nuove forme organizzative dal basso si crea e si tutela la democrazia altrimenti è stalinismo statalismo oligarchia imbecillimento collettivo.
Sono cresciuto tra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta sentendo dire che i comunisti mangiavano i bambini. Dagli anni Ottanta ad oggi sento dire che Berlusconi mangia i comunisti.
Siamo rimasti annegati per cinquant’anni nella superficialità di questo qualunquismo disquisire.
Allora ne parlo adesso e non ne parlo più perché mi sono rotto le palle a furia di ripeterlo e senza palle non puoi neanche giocare una buona partita di calcio.
In Italia tutti i partiti dell’arco costituzionale sono marxisti-leninisti da un punto di vista organizzativo. Segreteria di partito uguale comitato centrale che decidono strategie e liste elettorali. Il sindacato è soffocato da questa egemonia. Il sindacato nasce per difendere e tutelare la classe operaia; dagli anni Settantasette inizia a difendere il patronato in cambio di immobili oggi difende se stesso. La democrazia se n’è andata a farsi fottere. Ricostruire significa difendere il valore dell’identità che è libertà e vita la si difende creando presupposti etici attraverso organismi di azione diretta di controllo.
Devono essere i comitati di quartiere i consigli di circoscrizione a caratterizzare la discussione e da questi posti devono uscire i rappresentanti del popolo è lì che si eleggono i consiglieri comunali regionali e nazionali così e solo così si difende e si sostiene un sistema democratico. Così e solo così ci possiamo permettere il lusso di farci governare da una maggioranza che vince le votazioni permettendoci il lusso di mandare le opposizioni a casa. Quindi stipendi risparmiati celerità nelle riforme e non assoluto pericolo di forme dittatoriali perché ci saranno sempre i comitati di quartiere e i consigli di circoscrizione a controllare il rispetto del programma.
La partecipazione deve vedere gli abitanti del quartiere essere protagonisti dell’organizzazione della pianificazione del proprio territorio così imparerà a difenderlo e a tutelarlo a viverlo ad essere soggetto a disegnare l’evoluzione delle proprie giornate ad affrontare e risolvere le problematiche della quotidianità
Inventandosi forme economiche sostenibili dove con poco si farebbe tanto. O così o la merda falsificata di una vita drogata.
Detto questo Vaffanculo alla retorica e ai falsi onorevoli difensori della democrazia.
Camminavo sul dorso di una lacrima l’amore l’amore che ti coinvolge e non ti travolge che ti distoglie e non ti coglie che ti addolora e non ti sfiora che cazzo di amore è solo distorsione della mente dell’amore che mente insensatezza disturbativa dell’olfatto oftalmico di una emozione deviata Tu ami a prescindere. Il depositario del tuo amore è solo il riflesso del tuo amore.
Non c’è correlazione ma riflessione nel senso del riflesso nel senso di deposizione.
Tu deponi nelle sue braccia la tua essenza sessuale il tuo bisogno d’amore. L’altra persona che sei sempre tu viene investita dal bisogno e per sussunzione vi abbracciate in un abbraccio che col tempo diventerà morsa per la nostra disabitudine all’amore.
Noi non sappiamo cos’è l’amore conosciamo il possesso dell’amore.
Il bisogno resta il riflesso è un inganno.
Il tuo sguardo che attraversa i confini dei miei limiti.
I miei limiti che dipingono le mie giornate nella ripetitività del già detto già visto già sentito già intuito dove solo il vomito può essere vissuto come liberazione dalla putrefazione della ripetitività dell’amore cercato.
Hai imprigionato la ricerca nello schema del giudizio se bacia te è una bellissima ragazza se bacia un altro è una puttana.
Mi chiedo cosa te ne fai di questi schemi che imprigionano la tua vita in un farfugliar di commenti che ti lasciano nella perenne insoddisfazione consumistica di chi emulando l’ultimo programma televisivo deve comprare l’ultima novità dispensatrice di felicità.
E così passi i tuoi giorni tra una condanna e un condono tra uno sbadiglio e un sorriso per fortuna che hai il lavoro che ti distrae altrimenti t’impiccheresti sul ciglio del tuo precipizio senz’appiglio lo so che hai il coraggio  per ucciderti ma so anche che non hai il coraggio di vivere pertanto sai benissimo che se non ti sudi le giornate nel sudore del tempo tutto diventa falso finanche il  tuo truccare i giorni nella non accettazione del tempo stai nascondendo le tue rughe stai nascondendo la tua vita.
Del tempo che passa ti scolpisce ti scalfisce ti modifica e questi cambiamenti dovrebbero vederti in positivo dovrebbero arricchirti e non impoverirti fortificarti e non mortificarti essere gioia e non paranoia nel frastagliar dei giorni.
“Vi dico che c’è odore di distruzione” urlava Baudelaire nei bistrot parigini nel 1860 lo stesso urlo sento nel vedervi sciamare tra una pinna una canna una pillola della cipria fondotinta boustier occhiali da sole crinoline lo spritz autoreggenti vibratori stilografiche computer playstation microonde lavatrice lavastoviglie  lavare pulire scopare il pranzo è servito.
Ciò che chiamate amore non è solo che un mordersi di mani un infrangersi fra flussi di bicchieri vuoti ubriachi prima di essere serviti.
Quando con affanno e disperazione vuoi afferrare la vita con nottate balorde e rumorose non stai facendo altro che soffocarne il respiro.
Cura il  tuo talamo cura il tuo talamo, il tuo letto nuziale dove i tuoi pensieri rifioriscono nell’abitudine dei giorni delle albe e dei tramonti attraversati dai tuoi passi di amante silenziosa della vita.
GOCCIADISUDORE seduta sull’inginocchiatoio delle lacrime trasalì nell’attimo della trasformazione della trasfigurazione in lacrima.
Ogni cambiamento è lasciarsi morire è lasciare che la morte s’impossessi della parte da amputare tagliare potare in quanto non c’è più appartenenza ma è diventata fonte di pesantezza e quindi bisogna recidere per poter proseguire il viaggio della vita.
Ah se avessi studiato greco nelle parole avrei trovato le spiegazioni.
Questo fu il suo ultimo pensiero e divenne lacrima.
La prima lacrima nata da una goccia di sudore sull’inginocchiatoio delle lacrime lì dove le lacrime si trasformano in lago.
Nel riflesso del cielo lampeggiò una domanda: qual è il peso di una lacrima?
Emar
Grafica Antonio  Ant Cornacchia
Battitura testi Caterina Loporcaro
www.ferulaferita.com

caro Antonio,
questo scritto doveva essere una prefazione alla ristampa della “RIVISTA” da noi pubblicata nel 1994 in realtà è un trattato contemporaneo sulla mia contemporaneità; pertanto ci affidiamo alla Vostra clemenza nonché alla Vostra mancanza di tempo pregandoVi umilmente di voler scrivere Voi una prefazione adatta alla ripubblicazione dove finalmente qualcuno con il senno nelle tasche ci spiega perché stiamo ripubblicando questa “Rivista”.
Sicuri della Vostra bestemmia ci mandiamo a fareinculo da soli prima che ci mandate Voi.
Emar

CATARSI DI 7 DIGRESSIONI
con relativa metamorfosi

“Quando siamo in cima, siamo sull’orlo dell’abisso”.
S. Lec

Grazie alla disponibilità di Crepes and Roses, in questi quattro anni sono state organizzate varie rassegne di gruppi musicali emergenti. E’ probabile: le rassegne del recente passato abbiano innescato meccanismi di conoscenza tra gli stessi musicisti.
Insieme con altri eventi, vedi la nascita dell’Officina dei Pensieri che si occupa prevalentemente di pittura, nascita e morte di Todo Modo che vede il suo apice in “Oggetti d’Infezione” o delle tante compagnie teatrali si è sviluppata una tensione creativa fotografabile nelle tante scuole di danza. Esiste una soggettivizzazione della bellezza … bisogna far sì che diventi forza espressiva socializzante. Finanche la ricerca continua dello studio pittorico delle solitudini, artigiani del mestiere, scultori, visagisti, panettieri (miei primi attenti consiglieri), mi hanno portato a un periodo di “GESTAZIONE DELL’ATTESA”.
Mi trovo in notevole imbarazzo a scrivere qualcosa che mi ha visto inconsapevole demiurgo di una creatura che già nel nome DIGRESSIONI, respira morsi di libertà e non presupponendo dove ci avrebbe portati il viaggio, sapevo solo che i protagonisti dovevano essere chi ascoltava e la forza doveva venire dalle nostre conoscenze assenti per lontananza o per vicinanza, quindi il soggetto reale doveva essere lo scambio delle energie spirituali. Potrei spiegare “come è successo” o “cosa è successo”… sono due storie parallele ma diverse. Sarebbe opportuno che le persone che hanno partecipato ne parlassero ne scrivessero. Io potrei solo dire “Grazie al miracolo” “Grazie al cielo” “Grazie alle notti” per esserci scrollati di dosso etichette parassitarie di una cultura che disconosce i suoi figli.
Sostenuto dalla consapevolezza di vivere in un territorio devastato dal pressapochismo corresponsabile del depauperamento dell’habitat ma consapevole di risposte altrettanto devastanti per la loro capacità espressiva che dalla scoperta delle Orme dei Dinosauri, all’Uomo di Altamura, portano la bellezza paesaggistica della Murgia all’attenzione di sensibilità sempre più attente trovando voce e conforto nelle testimonianze scultorie nonché nella riappropriazione dell’infinito nell’atelier dell’artista Maiù o nella possente produzione pittorica del maestro Domenico Ventura.
La scelta comunale di affidare i numeri civici alla maiolica raffinata del ceramista Paolo Lorusso, in realtà scenografo e acquarellista – “durante gli anni della militanza ammiravo i tazebao che lui scriveva per il PCI”-,  è stata una piccola dimostrazione dell’eroicità del recupero del MeMe (metastoria, metacultura) come anche affidarsi a Maiù per lo stemma federiciano in Piazza Repubblica e l’Osso a Globuli in Via delle Cappelle. Quelle domeniche mattine che incontravo l’orafo Pino Martimucci e nella casualità degli incontri passeggiavamo per il centro storico guardando – sentendo tutte le case e sceglievamo le case diroccate da comprare con i soldi che non avevamo.  Sì, perché è proprio con i soldi che non hai che puoi comprare tutto … senza limiti di spesa. La sicurezza di poter contare sulla condivisione progettuale e quindi collaborazione di Arte e Cornici, F.R. Design, etc., nonché le nostre famiglie che sopportano il nostro essere ‘pecore nere’, sviluppano un’alluvione prospettica sull’intervento da sollecitare, accudire, cullare …
R-esistenze alla riaffermazione del respiro delle pietre.
Come Ferula Ferita quest’anno abbiamo avuto una full immersion, con lo spettacolo “L’intelligenza Femminile”, nelle dinamiche generazionali del paese fino ad arrivare alla problematica del bullismo nelle scuole. Riflessioni, concettualizzazioni, considerazioni, contestazioni affrontate con gli artisti del paese che con Ferula Ferita hanno delle intense collaborazioni. In questa “gestazione dell’attesa” ero alla ricerca della parola “magica” sul bullismo e si presentò Pasquale Dileo che aveva sostenuto l’esame di sociolinguistica e mi disse: “Donato ti devo prestare un libro, assolutamente lo devi leggere”. Era un libro di giovani traduttrici sudamericane “Spazi di frontiera”.
Era ciò che mi serviva ed io non lo sapevo.
Ne parlai con i cantastorie di Ferula Ferita, Tonio Creanza, Vincenzo Bigi, Salvatore Centoducati e insieme fotografammo l’adolescenza disponendola nel suo spazio di frontiera.
Piuttosto che parlare, come solitamente dai salotti si ode, dell’inquietudine giovanile con nichilismi annessi, ho concretato il solco delle mie attitudini: dovevo, per non ripetermi, (sono ba ba balbuziente conosco il dolore del ripetersi) solo a a aspettare. Non volevo e non voglio fare cose già fatte, dette e rifatte sulle dinamiche giovanili. Dovevo superare l’Essere o Nonessere e inventarmi nel sillabario delle giornate un “DIVENIRE”. Amiamo creare e distruggere per affermare la libertà individuale nella danza dei giorni non catalogabili. Ecco il Divenire, trasformazione continua.
NON GIUDICARE. Il Giudizio è Prigione, è Inazione. Il Pregiudizio è Stagnazione, è un Languire.    Davanti a tanto ardire una sera di metà maggio si presentò, nel momento in cui dentro di me sedevano disincantati silenzi, Nicola Dibenedetto in compagnia della sua ragazza e con la spudoratezza degli innocenti mi chiese se fosse possibile morire.
In realtà mi chiese se era possibile suonare, io, volli capire morire. Sì, perché quando una persona parla, sentiamo solo ciò che ci fa piacere capire. Nacque con questa incomprensione DIGRESSIONI. Nicola aveva già suonato in altre occasioni così io accettai riconoscendo il RICHIAMO. Propose di impegnarsi a trovare i gruppi e a stampare i manifesti che avrei scritto. Accettai a patto che: 1) niente soldi per nessuno, professionisti e non 2) ne dovevo parlare con un mio amico.
Questo amico era Grillo. La sera che Grillo arrivò gli disse che un ragazzo con i capelli lunghi ondulati con una ragazza dal sorriso silenzioso si erano proposti di organizzare dei concerti. Allora non sapevo che quel ragazzo si chiamasse Nicola Dibenedetto. Grillo mi chiedeva come si chiama il ragazzo?Ed io …boh!Insomma questa storia andò avanti per una settimana. Quando si presentava Nicola (che non sapevo che si chiamasse Nicola) a portarmi notizie sui gruppi mi chiedeva: “Hai parlato con il tuo amico?” Gli rispondevo di sì e lui mi domandava “ma come si chiama?Lo conosco?” Ed io fra una crepes e l’altra….boh!Anche perché faccio fatica a ricordare i nomi a differenza dei visi.
Ho una memoria fotografica pietrificante. Ci tenevo che nella stesura del programma Grillo avrebbe dovuto cantare il giorno che si usciva col manifesto sul Grido. Voleva essere un piccolo omaggio alla sua arte. Dovete sapere che Grillo è un lavoratore dell’alluminio, ma è anche un ottimo ballerino.
In questi giorni si trova a Las Vegas per il campionato mondiale di Hip Hop con la sua scuola di Altamura ma è anche un ottimo cantante intrattenitore.
Il suo modo di cantare è fatto di tanti piccoli gridi ecco perché volevo dedicargli il manifesto che avrebbe chiuso il cerchio di queste “DIGRESSIONI”.
Significa che gli dedicheremo la serata come buon auspicio per la sua danza. Una sera ci ritrovammo tutti e tre. Grillo e Nicola suonavano nello stesso gruppo. Ci sganasciammo dalle risate con rispettivi “ma vaff …”. Capii che le DIGRESSIONI partivano sotto un buon segno: la comicità dell’incomprensione.
Il 28/5/2009, prima serata. I giovanissimi BLACK MAIL hard rock in questi anni hanno cambiato diversi nomi + THE NECROVISION melodie death trash metal.

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Per la prima volta scrissi sul manifesto “LA DROGA TI UCCIDE, L’ALCOOL TI STORDISCE I PREGIUDIZI  TI AMMAZZANO E RESTI INTONTITO NEL GIOCO DOVE L’AZZARDO LENTAMENTE TI INCATENA ALLA SUA DISILLUSIONE”.
Ritornai nella realizzazione del PIANTO DEL MURO. Arrivò l’entusiasmo e nelle band la voglia di esserci. Non so se l’avete capito o percepito ma siamo in guerra. Le stragi del sabato sera sono una roulette a chi tocca tocca…

20/06/2009 SOCIAL DESEASE manifesto con “Il Ritmo” spiegato da U. Galimberti.

digressioni02

Inizia la collaborazione con MUSIC LAB s.r.l. casa discografica  in L.go Nitti, di Enrica Mastrogiacomo e del suo compagno Giuseppe Donatelli, scopro che Giuseppe è un chitarrista professionista.  Nell’occasione ascolto Antonio Tubito cantare. Gran bella voce da coltivare con lo studio, animalesca presenza scenica. E’ piacevole un suo testo DROGATI DALLA SOCIETA’ con i SOCIAL DESEASE. Finalmente mi tranquillizzo, avverto parlandone, la possibilità di creare in un prossimo futuro un CIRCUITO affinché le Band possano “darsi pane”. Questa idea condivisa amplifica la progettualità. Inizia una collaborazione per il momento fatta di “Polvere Sangue e udore” (è una mia canzone) in avvenire spero anche economica per tutti. Chiedete e vi sarà dato. 25-26/06/2009 JAM SESSION Manifesto ‘L’incantodel ritmo” di U. Galimberti. Non scrivo i nomi dei  partecipanti che si alternavano, ma erano tanti e tutti talentuosi.

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Serata d’interpretazioni sonore. Nascono nuove formazioni o tendenze immaginarie. Intanto parlo di tanto in tanto con Pasqua Ugone, studentessa diplomanda del Liceo Classico, amante delle filosofie. In questa fanciulla avverto la capacità di saper interpretare i silenzi che si creano tra le parole, un modo di sorridere nelle espressioni concettuali tanto da ricordarmi la stessa maniera di porsi nel ragionamento di un mio vecchio compagno di militanza…mi dice che è un suo professore colui che l’ha spronata a leggere Marcuse. I miei complimenti Prof. Castoro.
Mi sento in quel di Milano con Caterina Loporcaro regista teatrale e counselor psico-filosofico. Nel tempo perso e fuori dal tempo ha partecipato a piéce teatrali. Caterina è stata una delle fondatrici di TODO MODO poi diventato ARCI TODO MODO ed è una di quelle donne che se decide di fare qualcosa va fino in fondo al profondo. A fine Maggio scende ad Altamura, ci incontriamo e sabato 4 luglio va in scena in un posto non adatto “Libere Cadute” di e con Caterina Loporcaro, accompagnata dalla chitarra di Giuseppe Donatelli e dalle percussioni di Gianni Modugno detto “Basetta”.

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Si è trattato di un monologo violento e trattenuto per la presenza di bambini. Parole urlate, alogiche, sussurrate, raccontavano una storia, quella dell’angoscia principio di ogni esistenza femminile, uterina.  Abbiamo voluto farlo di Sabato alle 23:30 come risposta e provocazione a tutti quelli che dicono giustamente il 70per cento dei giovani si ubriaca e si droga. E’ vero!!!E il restante 30per cento cosa trova di alternativo? Ecco la nostra risposta.
Era presente Pasqua Ugone che si emozionò e nacque EROS E CIVILTA’ calzando le scarpe tra Utopia e Realtà.

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“Pasqua” in ebraico significa ‘passaggio’ agli esami appena sostenuti aveva fatto incontrare Marcuse ed Eugenio Montale suscitando “meraviglie e compiacimento” nei professori pertanto le proposi di raccontare il tutto a cinquanta persone sabato 18 luglio ore 23:30. Era presente all’incontro Martina Capurso compagna di vita che si propose al canto. Timbro vocale che tutti vorrebbero sentire, il suo canto crea spazi di neutralità.
Se ne andarono lasciandomi un vuoto che venne subito colmato, infatti, pensavo di affiancargli Michele Santarcangelo; eccoli ritornare tutti e tre insieme.
Il trio che doveva gestire Eros e Civiltà magicamente erano loro. La mia capacità fu solo quella di riconoscerli.
Una forte emozione che si avverte quando guardi l’abisso del tuo sguardo.
Dalla Francia mi arriva il messaggio di Lucia Farella, ha deciso di tornare sulla Murgia per festeggiare il suo trentesimo compleanno. L’esperimento in Creperia della Loporcaro era intinto di dubbi giacché non ho mai reputato il posto adatto alla sacralità delle parole per via dei rumori delle moto-macchine-persone nella teatralizzazione dei versi, ma ultimamente si erano creati i presupposti e poi….sono esperimenti. Stavamo ancora nella normalità sino a sabato 18 Luglio ore 23:30 quando Pasqua, Martina e Michele “presero i dadi della vita e li trasformarono in dardi”. La presenza di Michele Lospalluto che li invita su Radio Regio al programma “Paesaggi sonori” alle ore 19:00 amplifica il messaggio. Quell’entusiasmo mi portò a realizzare lo slogan e quella sera racconto che il punto di arrivo del viaggio sarà LIBERALIZZARE LE RESPONSABILITA’. Bene ora sappiamo qual è la strada da percorrere. Giovedì 23 Luglio ore 22:00 dalla Bretagna il duo Diamine composto dalla nostra concittadina Lucia Farella e Gael Guillot suo marito e il loro figlio Efflaim presentano il loro cd dall’emblematico titolo “RADISCH”.

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La serata era dedicata a: Conversazione su “Un ver d’eau”, trasmigrazione e recupero dell’anima.
Per l’occasione sono accompagnati da “… les enfants du paradis…” con loro c’era un gruppo di nuova composizione i Bardà – con Delphine e Jeronne + Guvenh e il gruppo altamurano Mirr a comand, Ilvio, Carlo, Mohammed, Teresa, ecc ecc…Nel locale c’erano cinque o sei generazioni dai bimbi sauvages “s’ilte plais Donato donne moi un ver d’eau”. Era dedicata a tutti coloro che come intercalare usano l’espressione “ia pais d merd jè cuss” e non si decidono mai a partire!Avevamo toccato il cielo…il poeta cantò: “ Per arrivare in alto si consiglia di deporre le ali, se non vuoi sfracellarti nel vuoto del tuo cielo”.  E’ finita, no, è finita no…non basta una notte per scordare una vita.
Il giorno dopo 24 Luglio “VOCI DISTRATTE”  inizia la collaborazione di Pietro come grafico.

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Omaggio a De Andrè e Fossati con Pietro Colonna chitarra e voce. Pietro canta De Andrè come Fabrizio amava cantare. Lucia Palasciano voce graffiante personalizzazione del testo, cammina con la voce sulle parole, le fa parlare e ogni tanto le premia portandole sulle note a giocare.
Con i due artisti quella sera c’era il maestro Tonio Petronella che suona la chitarra come se toccasse nuvole di vento.
Martedì 28 Luglio ore 21:30 dopo due mesi esatti il gruppo Black Mail suona e chiude il primo cerchio di DIGRESSIONI.
Che non sia questo l’Esodo dall’Egitto di un popolo…che non sia questo l’attraversamento del deserto … delle nostre abitudini col tempo diventate manie …

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Sabato 8 agosto ore 23:00 e domenica 9 agosto ore 16:00 “Il profumo delle consapevolezze” nel terzo millennio, con l’accompagnamento del trio di Eros e Civiltà.

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La domenica abbiamo avuto il dono di ascoltare e interagire con il dott. Mariano Loiacono, dirigente del Centro di Medicina della Salute presso gli Ospedali Riuniti di Foggia.
Catalizzatore del Metodo alla Salute, per chi volesse approfondire www.nuovaspecie.com.
Il dottor Loiacono per quattro ore, allietato dagli interventi artistici di Althea, Michele Santarcangelo, Pasqua Ugone, Lucia Farella, Tonio Creanza ed Emar, ci ha traghettati nel vissuto delle parole, di quello che lui chiama ‘il sapere emotivo’ accompagnato anche dal profumo della pioggia e dalle riflessioni, considerazioni espresse dai presenti nel “pensiero uterino” che si andava formando.
In autunno sarà pubblicato da Ferula Ferita il libro di tutto ciò che è stato raccontato in questo appuntamento per poi prepararsi al prossimo incontro dove come quando non lo sappiamo ma il titolo lo conosciamo “LE CONSAPEVOLEZZE NELLA GIUSTIZIA DEL PERDONO”.

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Ci rendiamo conto che l’articolo stilato da noi stessi tende ad essere mieloso, in realtà DIGRESSIONI nasce, si sviluppa dall’inquietudine angosciante che ci portiamo dentro, da una rabbia secolare che cerca nell’urlo del grido il suo riconoscimento, affinché la merda di chi dice “è un paese di merda” non ci cada e non resti appiccicata addosso, ma ci lasci liberi di esprimerci. Antico rimedio contro le nevrosi, le frustrazioni, il mal di testa, l’ansia, la depressione.
Siamo tutti invitati in autunno a partecipare all’evento giocando con le nostre tante maschere.
Mai stagione fu più adatta per potarci e alleggerirci.
E’ un viaggio di ritorno e il vostro giornale con il ricordo delle nostre usanze e tradizioni ci aiuta, poiché il nostro futuro ha i colori del passato.
Possiamo solo tornare indietro davanti c’è l’abisso.

Emar

Del Buio e della Luce

Un attimo… fermati un attimo, il tempo di uno scatto,

e riprendi il cammino o il tuo girovagare.

Gli scatti di Piero Crivelli catturano il tempo rakkiuso nel tuo viso lasciandolo

impresso sulla tua faccia, sulla tua unicità, che vive il cambiamento quotidiano

nutrendosi di buio e di luce, di emozioni e ribellioni , di accettazione e

negazione, il tempo di quell’ istante, di quella età, di quei giorni,

di ciò che pensavi e che solo tu sai o ..sapevi di sapere.

Più che “Ritratti” sono ISTANTANEE, un attimo che diventa istante,

un istante quello in cui ti kiedi “ Chi Sono?” “Come sono?” “ Come sto?”

Dove andrò?, Cosa farò?” “Devo dirglielo, Devo mentirgli” “Ma cosa ho detto?”

Che bello il silenzio” “Stasera mi voglio pensare” “Stasera mi voglio ubriacare”

Sono tutti bastardi” “ I soldi sono la cosa più importante” “Noo.. Non è verò”

La salute è più importante” “ Quanto conta essere onesti?” “ Spero che stia bene “

Dov’è la ragione? Dov’è il rispetto? “ “ Ho fame, porco cane.. ho fame! “

Devo assolutamente bere un litro e mezzo di acqua al giorno!!

domani vado al cinema”…

E intanto il viso diventa Maschera, rakkiude emozioni ..tormenti.. gioie..

dolori, pianti, deliirii.. come una prigione rakkiude se stessa,

come il baratro si spekkia nel buio,

come il canto ascolta il silenzio..

come il sale rakkiude la goccia,

come il battito ascolta il suo ritmo..

così il tuo viso cerca l’istante, il riconoscimento.

Distante, molto distante.. dall’ ubriakezza della menzogna.

La luce riflette sulla percezione olfattiva tattile del tuo respiro e

le tue espressioni danzano “nel navigar dei giorni”

dipingendo la tua faccia di personalità accarezzando l unicità del tuo profilo,

identità scultorea storica, irripetibile..

Due gocce non si assomigliano… come possiamo essere uguali se non ci riconosciamo

nelle differenti differenze, nelle sostanziali diversità!

Tutto è diverso da come lo immaginiamo .. e noi come ci immaginiamo?

Come siamo? Come eravamo? Come saremo?

L’ istante fotografato rakkiude il momento di un periodo della nostra vita

trasportandoci profumi che ci hanno sempre accompagnati e che

forse abbiamo dimenticato ..

Ed ecco “ la foto ricordo” ..ci riporta la riconoscenza di un vissuto.

Era meglio, era peggio?.. i tuoi amici dove sono andati?

E il tuo amore come si è trasformato? E il tuo umore come è cambiato?

E il tuo odore è sempre lo stesso?

Nooo ..non è sempre lo stesso.. O nulla è successo?

È solo normalità eccessiva che ha fermentato..

frammentato la tua vita in un prima … e in un dopo…?

Eh sì.. il RITRATTO è come….. un ponte che unisce e divide il momento…

c è un prima e c è un dopo e le tue espressioni , le tue facce ..

rakkiudono il passaggio delle tue metamorfosi.

Saprai riconoscerti..? Ricongiungerti..?

La foto ti mostra nudo nel tuo nascondiglio. E M A R

Altamura 14/01/2010